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DON MICHELE PALMINTERI, POETA

  • asspalminteri
  • 30 lug 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Il sacerdote, poeta, don Michele Palminteri, a cui è dedicata la nostra Associazione, nacque a Calamònaci il 20 marzo 1867 da Francesco e Antonina Cattano, e fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1892. Oltre l’impegno nel sociale, di cui menzioniamo l’istituzione della Cassa Rurale “San Vincenzo Ferreri” (costituita in Calamònaci il 25 ottobre 1895, con atto in notaro Baldassare Leotta), in ordine di tempo la prima della diocesi agrigentina e la quarta di Sicilia, ricordiamo l’uomo di cultura: il poeta, lo storico, lo studioso delle tradizioni popolari. A testimonianza si conservano una notevole serie di manoscritti inediti, le prime stesure delle opere da cui in seguito stamperà i pregevoli libricini impressi con un piccolo corchio a caratteri mobili, nella sua modesta “tipografia degli amici di Calamonaci”. Cultore del suo tempo, visse con intensità il periodo delle lotte sociali di fine XIX° secolo, ponendosi in simbiosi con i dettami enunciati dall'enciclica "Rerum Novarum" di Papa leone XIII°. Egli si venne a trovare con quella esile schiera di preti democratici i quali, se non concepivano la rivoluzione, desideravano certamente un progresso dignitoso per il popolo. In altri termini egli si muoveva entro la sfera e con lo spirito dei prelati illuminati. Tutti i suoi scritti, in special modo le rime poetiche, pongono il loro accento sulla mediazione pacifica fra le parti sociali, ponendosi esattamente a metà strada fra di loro: ammonisce la classe operaia di non dar sfogo alla propria rabbia attraverso le idee di rivoluzione, di invidia ed odio verso i più ricchi, e, al contempo, chiede ai padroni di mitigare gli atteggiamenti verso i dipendenti e di abbandonare lo schiavismo cui erano sottoposti gli operai, auspicando che fra le parti sociali possa nascere armonia e accordo nella questione sociale. La sua voce, mentre si richiama ai princìpi di socialità e di uguaglianza, si volge ai più ricchi con un garbo, si può ben dire, del tutto manzoniano. Un atteggiamento in ogni caso sicuramente rivoluzionario in una società a quei tempi statica e feudalistica nei rapporti sociali fra classi estremamente agli antipodi. Ciò procurò al sacerdote non pochi grattacapi e dispiaceri con i potenti locali, compreso il carcere per questioni di vera e propria calunnia, da cui però seppe sempre tirarsi fuori.

E' morto a Calamonaci nel 1951.

 
 
 

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