LA FESTA DI SAN VINCENZO FERRERI
- asspalminteri
- 29 lug 2014
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Calamonaci è una piccola cittadina di 1350 abitanti in provincia di Agrigento, situata a circa 307 metri d’altezza sul livello del mare; distante dal capoluogo di provincia circa 50 Km., si trova a soli 3 chilometri a nord di Ribera. Il nome Calamonaci, di chiara origine araba, viene alla luce per la prima volta nell’anno 1287 in un manoscritto che attesta la cessione del feudo da parte del Re Giacomo d’Aragona a Berengario De Villaragut. La fondazione dell’attuale centro urbano, comunque, risale al 6 febbraio 1574, quando il Presidente del Regno Don Carlo D’Aragona concesse ad Antonino De Termini, barone del feudo di Calamonaci, la “Licentia Populandi”, ovverosia la possibilità di costruire un centro di nuova edificazione dentro il feudo. Dieci anni più tardi, il 9 luglio 1584, viene fondata l’Arcipretura con l’erezione di una chiesa da dedicare a S. Vincenzo Ferreri, che divenne il Santo Patrono del luogo. Le origini della Festa in onore del Santo Patrono risalgono sicuramente a quell’epoca, ma quasi nulla si sa sul suo originario svolgimento; i festeggiamenti hanno subito stravolgimenti anche nell’ultimo secolo, di conseguenza è difficile riuscire a capire, in mancanza anche di documentazione certa, quale fosse il loro significato religioso e tradizionale all’origine. Oggi la Festa si svolge, a seconda della scelta del comitato promotore, nel primo o nel secondo fine settimana di agosto; due sono sicuramente i momenti significativi che scandiscono i festeggiamenti: il primo, di carattere prettamente religioso, è la

processione di San Vincenzo Ferreri, parato a festa con la pianeta ricoperta dai preziosi ed ex-voto offerti negli anni dai fedeli per grazie ricevute, che avviene nella prima serata della domenica, lungo il tradizionale itinerario processionale, il cosiddetto “giru di li santi”, con una partecipazione molto sentita della popolazione locale che ha una devozione smisurata nei confronti del santo domEnicano. Il secondo, di carattere, oltre che religioso, eminentemente folcloristico, sono le cosiddette “Rigattiate” in onore di San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, che avvengono nella serata del Venerdì e concludono la Festa nella tarda serata della Domenica: una processione in corsa che le due confraternite locali, appunto i sangiuvannara e i sammichilara, fanno fare ai loro santi, su vare riccamente addobbate, lungo l’asse viario di corso Garibaldi muovendo dal sagrato della chiesa, il tutto accompagnato dall’esecuzione continua di due marce musicali a ritmo di tarantella, ciascuna in onore di ogni santo, e continui spari di fuochi artificiali e mortaretti che servono a creare un’atmosfera surriscaldata e di esaltazione che induce i fedeli a continui incitamenti ed invocazioni nei confronti del proprio santo. Tali confraternite fanno a gara, nel corso degli anni, a chi riesce meglio nel festeggiare il proprio santo e tale rivalità, a incominciare nei primi anni anni sessanta, ha spostato la sua

peculiarità nell’esecuzione, a fine festeggiamenti, di giochi pirotecnici che hanno assunto, nel corso degli anni, un sempre maggiore spessore con l’esecuzione di essi da parte dei migliori pirotecnici della penisola.









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